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di Sabine Lämmel
Nel
corso della stagione autunnale 2006 è stato ripresa l’analisi della
ceramica proveniente dalla Tomba di Harwa. E’ stato proseguito lo
studio del materiale proveniente dalla Prima Sala Ipostila (I) e da
due delle stanze sussidiarie settentrionali (N2 e N3) che si
affacciano su questa già cominciato da Anne Seiler nel 2000 e 2001.
Insieme
all’esame di questi contesti specifici, sono state gettate le basi
per le attività e le ricerche future sulla ceramica della tomba.
Sono state ideati moduli per l’analisi delle forme ed è stato
stabilito il sistema di classificazione dell’argilla (per il momento
sono state identificati tre differenti tipi di composizione). Il
sistema si è dimostrato corrispondere bene alle esigenze dello
studio di ceramica databile tra il IV secolo a.C. e la tarda Età
Tolemaica, ma la sua validità per l’analisi di fasi successive e, in
minor misura, precedenti (in particolare per quel che riguarda i
gruppi con composizione marnosa) deve essere necessariamente
sottoposta a ulteriori verifiche.
In
questa fase iniziale è stato accordata particolare attenzione
all’esame della ceramica proveniente dagli scavi della stanza N2: in
primo luogo per l’elevato numero di frammenti (alcuni di quali
riconducibili a vasi interi e pressoché completi) proveniente da
quest’ambiente e, in secondo luogo, perché molta del materiale, a
un’analisi sommaria, appariva omogeneo per tipologia e stile. N2 è
stata svuotata dai detriti nel 1997. Il suolo fu trovato
letteralmente ricoperto da un denso strato di cocci della profondità
di venti centimetri. E’ assai probabile che questo sia il risultato
di una pulitura della Prima Sala Ipostila che avrebbe dovuto avere
luogo nel corso dell’Età Tolemaica.
Ad
eccezione di intrusioni di epoca anteriore e successiva, la grande
maggioranza del materiale di N2 può essere datato tra l’inizio
dell’Età Tolemaica e la fase immediatamente antecedente a questa
(inizio IV – inizio III secolo a.C.). L’orizzonte tipologico di
questo insieme è relativamente ristretto. Tra le forme più comuni
e/o caratteristiche attestate in N2 vi sono: giare biansate in
argilla di limo con corpo globulare e, probabilmente, base
arrotondata; “giare a salsiccia” in argilla di limo di varie
dimensioni (Fig.
8 e
Fig.
9) e giare a bocca
ampia, dipinte con motivi floreali stilizzati, strisce orizzontali e
motivi a rete, tipiche dell’Età Tolemaica della Valle del Nilo. Un
numero consistente di frammenti proviene da giare bi- o quadriansate
(carenate sulla spalla o sul collo e in argilla marnosa) e da una
serie di grandi ciotole con carenatura singola o doppia sotto la
bocca (Fig.
10). Queste due
forme sono spesso attestate in connessione con attività di
mummificazione in vari siti egiziani e la presenza di consistenti
tracce di catrame all’interno di molte delle giare da N2 suggerisce
che questi recipienti dovettero anch’essi servire per tale scopo e,
pertanto il loro contesto di ritrovamento deve essere considerato
secondario. Altra classi di vasellame ampiamente attestate sono le
coppe a base piatta (Fig.
11) e bicchieri con
piede distinto (Fig.
12). Sulle parete
interne ed esterne di coppe e bicchieri vi sono tracce di fuliggine.
Questi recipienti sono assai comuni all’inizio dell’Età Tolemaica,
anche se fanno la loro comparsa almeno già dall’inizio del IV secolo
a.C. La loro presenza nella Tomba di Harwa (sono assai numerosi
anche tra il materiale proveniente dalla Prima Sala Ipostila)
potrebbe essere connessa con un riuso della parte centrale
sotterranea del monumento come santuario dedicato a Osiride.
Una
prima analisi della ceramica della prima sala ipostila e di N3
suggerisce che il materiale ivi ritrovato è, sotto molti punti di
vista, assai simile da quanto proveniente da N2. Lo studio più
dettagliato di questi due gruppi di ceramica (in particolare quello
proveniente dalla Prima Sala Ipostila) è necessario per corroborare
i risultati preliminari presentati in questa sede e gettare una luce
ulteriore sulla storia del monumento.
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